Dionigi Burranca (Samatzai 1913-Ortacesus 1995)

  

Dionigi Burranca, nasce a Samatzai il 18 agosto 1913. È stato tra i maggiori suonatori di launeddas del Novecento.

La sua formazione avviene nel solco di quella “scuola del Campidano” che la tradizione orale fa risalire al secolo XVII e in particolare all’attività della famiglia Figus alla quale apparteneva Giuseppe (Ussana 1814 - Monastir 1868), maestro di quel Peppe Sanna che fu il primo maestro di Burranca.

Infatti alla scuola di Peppe Sanna a Samatzai apprese l’arte Giovanni Burranca, padre di Dionigi, che trasmise al figlio i primi rudimenti delle launeddas prima che questi approdasse in prima persona alla scuola del maestro.

Alla morte del Sanna, nel 1922, Dionigi proseguì gli studi con Francischeddu Sanna, uno dei tre figli di Peppi che proseguirono l’attività paterna.

Nel 1924, a soli 11 anni, Dionigi suona per la prima volta in pubblico a Samatzai durante una processione; a Villagreca (CA) nel 1926 stipula il primo Accordiu, un contratto della durata di un anno che lo impegna a suonare durante le feste e i balli domenicali.

Divenuto suonatore professionista a contratto annuale, ha l’opportunità di esibirsi in numerosi centri del Campidano sino al secondo dopoguerra, quando la consuetudine di organizzare i balli ogni domenica sta cessando. Dal 1935 si trasferisce a Ortacesus  (CA) dove lavora da ciabattino, conosce Felicita Diana che diventa sua moglie e  gli dà  sei figli.

Nel 1958 l’etnomusicologo danese Andreas F.W. Bentzon si reca spesse volte ad Ortacesus, registrando diverse suonate e raccogliendo numerose testimonianze da Dionigi Burranca, per poi trattarle ampiamente nei due volumi che pubblica nel 1969.

Dagli anni 70, Burranca è ospite di importanti iniziative musicali nazionali e internazionali; tiene corsi e seminari sullo strumento presso Conservatori e Istituti Musicali sino al 1990, anno in cui abbandona l’attività concertistica limitandosi all’insegnamento. Nel 1981 è il protagonista del documentario I suoni, Sardegna: Is Launeddas (1982), prodotto e trasmesso dalla RAI, sotto la regia dell’etnomusicologo Diego Carpitella.

Il suo primo LP, “Burranca”, risale al 1982 ed è inciso a Roma per la Riviera Records, mentre nel 1994, alla soglia degli 80 anni, realizza il CD “Sonus de Canna” per l’etichetta svizzera Amori.

Dionigi Burranca  si è sempre caratterizzato per la costanza e il rigore stilistico sia come suonatore sia come costruttore; il suo attaccamento alla tradizione non gli impediva tuttavia contatti con  musicisti di estrazione colta o con altre esperienze musicali, con i quali peraltro manifestava una notevole apertura.

Tra i suoi numerosi allievi, oltre ai sardi ci sono stati italiani e stranieri, così come sono da ricordare alcuni suoi incontri e partecipazioni in produzioni musicali originali con artisti di spessore internazionale come Ravij Shankar, Ornette Coleman e David Liebman.

Dalla collaborazione con Liebman, (assieme ai fratelli Carlo e Alberto Mariani, musicisti laziali allievi di Burranca) nasce un lavoro discografico “The Blessing of the old long sound” pubblicato nel 1990.

Nel 1978 con alcuni suoi allievi sardi fonda l’associazione “Sonus de Canna”,  con la quale tramandare la tradizione dei Figus e dei Sanna, fare ricerche sul campo, mostre, concerti e altre interessanti iniziative, per valorizzare questo strumento millenario.

Dionigi scompare ad Ortacesus il 23 gennaio 1995, lasciando in chi l’ha incontrato un ricordo umano indelebile e la straordinaria eredità musicale di un outsider fra i suonatori di launeddas. Un uomo capace di ricomporre storie e miti e di riflettere e teorizzare sulla musica - cosa non comune nel mondo dell’oralità - ed elaborare di conseguenza un sistema complesso a partire dalla propria esperienza e dalla propria appartenenza ad una tradizione.

Dionigi Burranca è stato un grandissimo protagonista del Novecento sardo, legato alla cultura di appartenenza ma capace di dialogare con gli studiosi e aprirsi, come pochi nel suo ambiente, all’esterno. 

                                                                                                                                        scritto da Associazione Sonus de Canna