Francesco Vacca di Cagliari (1867-1953)
Tra i tanti lavori che in questi ultimi trent’anni abbiamo portato avanti con l’Associazione “Sonus de Canna” c’è quello di aver cercato di raccogliere notizie, fotografie, strumenti e, quando si potevano trovare, registrazioni di tanti suonatori vissuti tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima metà del Novecento. Suonatori di launeddas che hanno lasciato un immenso ricordo per via della grande abilità nella loro arte, ma anche suonatori forse meno capaci e meno conosciuti che hanno comunque diritto di essere ricordati perché anche loro hanno fatto in modo che la musica delle launeddas potesse arrivare sino ai giorni nostri.
Francesco Vacca è stato uno dei pochi suonatori che la città di Cagliari abbia avuto. Era nato a Cagliari nel 1867. Il padre si chiamava Giuseppe e la madre Teresa Tidu. Francesco si era sposato con Margherita Pirisi, una ragazza di Gergei conosciuta a Cagliari dove lei arrivò per lavorare come domestica. Ebbero cinque figli: Mario, Salvatore, Raffaela, Angela, Efisio. Abitavano in via Giovanni Antonio Piccioni nel quartiere Villanova. Buona parte di quel che sappiamo di questo suonatore lo dobbiamo all’ultimo dei suoi figli, Efisio (Cagliari 1914 - 1997) e a una delle sue nipoti, Graziella Scanu, figlia di Angela (1907 – 1990), una delle figlie di Francesco. Grazie al sig. Efisio, che nel 1995 noi siamo andati a intervistare nella sua casa a Cagliari, abbiamo potuto sapere qualcosa della vita di Francesco Vacca e abbiamo anche potuto osservare e suonare i pochi strumenti a lui appartenuti che si era riusciti a salvare. Sig. Efisio li teneva conservati dentro una specie di stracàsciu di cartone in quanto quello originale di cuoio, nel periodo della seconda guerra mondiale, era stato riutilizzato da Francesco per farne scarpe per i figli in un periodo in cui le materie prime scarseggiavano e ci si doveva arrangiare… I temperamenti conservati erano: una loba di Mediana in Re, un Contrapuntu, una Mediana a pipia in Re, una loba di Punt’ ‘i organu e una loba di uno strumento con i calami in alluminio. Anche se questi strumenti non erano in buoni condizioni, Sergio Lecis aveva provato a suonarli. Sig. Efisio ci aveva detto che il temperamento preferito da suo padre era la Mediana. Questo ci aveva fatto pensare a quanto diceva sempre il nostro maestro Dionigi Burranca per quel che riguarda la Mediana, che anche per lui era uno degli strumenti preferiti e più importanti… Questo ci portò a pensare che il motivo potesse ricondursi al fatto che Vacca e Burranca provenivano dalla stessa scuola. Infatti, il maestro di Francesco Vacca era stato Emanuele Marceddu (Pirri 1874 – 1924) che a sua volta imparò a suonare dal padre Efisio, il quale era stato uno degli allievi di Giuseppe Figus (Ussana 1814 – Monastir 1868), maestro di Peppi Sanna (Samassi 1846 – Samatzai 1922) ossia il primo maestro di Burranca. Francesco Vacca iniziò a suonare da ragazzino, anche se la sua occupazione principale era quella di macellaio nel mercato civico di Cagliari, attività che lui aveva tramandato a figli e nipoti… Era molto amico di un altro famoso suonatore della “scuola campidanese”, Beniamino Palmas (Sinnai 1875 – Pirri 1961); con lui ebbe occasione di suonare in molti posti e soprattutto annualmente per la festa di Sant’Efisio a Cagliari. Sempre a Cagliari suonava ogni anno per la festa di Santa Lucia nella chiesa ubicata in via Sardegna, poi distrutta dai bombardamenti americani nel 1943; in occasione di quella festa suonava anche insieme all’organista per accompagnare la Messa cantata in latino1. Francesco Vacca, come ricordava una delle figlie, cantava con voce tenorile e probabilmente faceva parte dei cantori della Settimana Santa presso la chiesa di San Giovanni o San Giacomo. Negli anni ’20 del ‘900 aveva suonato per il re Vittorio Emanuele III arrivato in visita a Cagliari. Invece alla fine degli anni ’30 si recò in continente per suonare nella città di Merano, nel Trentino Alto Adige. Il quindici maggio 1938 si era esibito nel bastione di Cagliari per una gara fra i suonatori più famosi in quel periodo, aveva suonato tre pezzi: “Marcia”, “Pastorella” assieme a Beniamino Palmas e Giuannicu Pireddu di Sinnai e un ballo sardo da solo per la gara. La gara venne replicata anche l’anno dopo e Francesco era presente anche nel 1939. Le fotografie più conosciute di Francesco Vacca sono quelle che vennero pubblicate nel libro del musicologo Giulio Fara “Su uno strumento musicale sardo” nell’anno 1913. In una di queste immagini è ritratto mentre suona assieme a Beniamino Palmas per i balli domenicali in un paese del Campidano. Francesco Vacca è deceduto a Cagliari, nell’Ospizio di viale Fra Ignazio, il 13 agosto del 1953. La Messa in suffragio si tenne nella chiesa di Sant’Anna e le sue spoglie riposano nel cimitero monumentale di Bonaria nella Cappella del SS. Rosario, insieme a quelle della moglie deceduta due mesi dopo di lui, il 19 ottobre 1953.
(Articolo tratto da"Cuntzertus" vol.2) scritto da Antonio Leoni