Luigi Melis (San Vito 1929-1992)
Luigi Melis o Tziu Luigi Mehisi, nato nel 1929, apprezzato costruttore di launeddas è stato per me il maestro da cui ho potuto apprendere l’arte del costruire e del suonare le launeddas, in particolar modo il ballo sarrabese. E’ presente nei ricordi più cari ed indelebili della mia gioventù. Incontrai Tziu Luigi, stimato amico di mio padre Giovanni quando veniva in falegnameria per fare qualche ritocco ai suoi lavori in legno. Una persona solare, intelligente e con un umorismo straordinario, sempre disponibile nel dedicare il suo tempo per trasmettere la sua arte ma anche la sua esperienza di vita e di lavoro. Non suonava in pubblico, ma era un profondo conoscitore delle tecniche di costruzione e delle modalità di esecuzione delle nodas, avendo avuto la fortuna di conoscere i grandi Maestri Efisio Melis ed Antonio Lara.
Figlio di allevatori, trascorse la sua giovinezza ad accudire il bestiame in campagna; a fargli da compagnia “su sulittu” custodito nella bisaccia. Da sempre appassionato per il ballo e per il suono delle launeddas, all’età di diciannove anni, nella miniera di Baccu Locci dove lavorava, conobbe il collega Giovanni Marongiu di Villaputzu che suonava le launeddas. Rimase così affascinato dal suo modo di suonare “su fiorassiu” che decise di prendere lezioni da lui e fu così che imparò tutte le nodas de s’ iscala. Tziu Luigi ebbe vari incontri con il M° Antonio Lara dal quale apprese la tecnica della costruzione e con le sue lezioni perfezionò le sue suonate.
Iniziai a frequentare la sua casa quando ormai era in pensione; passava molto tempo in campagna dove oltre che seguire alcune pecore al pascolo, si dilettava nella creazione di piccoli lavori in legno e in canna. Ricordo la sua visita a casa mia, in occasione della festa di Santa Maria nell’ Ottobre del 1978 mentre strimpellavo un Punto D’organo con qualche noda appresa dal M° Luigi Lai. Passammo un pomeriggio di festa ricco di racconti e di musica e per la prima volta lo sentii suonare. Si rese subito disponibile a darmi delle lezioni e mi regalò un suo punto d’organo in La che custodisco ancora gelosamente insieme a tanti altri strumenti che negli anni mi ha regalato. Da quel giorno veniva spesso nel locale prove della Pro Loco per assistere alle prove di ballo sardo e contento dei nostri progressi non mancava di parlare delle tradizioni legate al ballo e alle launeddas. Purtroppo quel periodo coincise col riacutizzarsi dei suoi problemi di salute conseguenti ai duri anni di lavori i miniera fra la Sardegna e la Francia.
Ricordo la positività che riusciva a trasmettere, sapeva raccontare con umorismo storie e aneddoti del passato, riuscendo a trasmettere l ‘affetto di un vero padre . Mi colpii da subito il suo modo aggraziato di insegnare; trasmetteva le sue conoscenze con il sorriso sulle labbra sempre pronto all’ incoraggiamento, anche quando le difficoltà sembravano insuperabili. Costruiva gli strumenti di fronte ad una legnaia esposta al sole che utilizzava come “ Bancu de prova“. Ultimato lo strumento lo posava sopra la legnaia esposto al calore del sole e chiunque entrasse in cortile non poteva fare a meno di chiedergli perché lasciasse lo strumento al sole cocente , e Lui rispondeva: ” Quello è il banco di prova! Se lo strumento supera la prova del caldo e suona ancora bene allora vuol dire che è uno strumento buono. “ Questo metodo di collaudo dei cuntzertus ha sempre suscitato grande curiosità e stupore. Anche il M° Luigi Lai si recava spesso da lui per scegliere qualche strumento o per far riparare le ance ,non mancavano le loro suonate e dialoghi sulle problematiche sul collaudo dei nuovi “cuntzertus “. Per me erano momenti preziosi che non potevo far altro che ascoltare in religioso silenzio.
Ricordo che costruì una bella mediana in Re che il M° Lai suonò per il suo primo concerto al Cinema Vittoria di San Vito nell’estate del 78 in cui anche io fui invitato a suonare una “processione” insieme agli altri suonatori presenti. Non posso dimenticare le parole che Tziu Luigi ripeteva spesso: ”non ti devi scoraggiare mai, imparerai a suonare le launeddas, sei giovane e ne hai la stoffa! Hai il Mare davanti a te! Pensa al mare e a quanto è esteso! Io invece, ormai, ho solo un muro avanti a me! ” Certamente presagiva il suo futuro minato dalle condizioni di salute.
Oltre a me, hanno avuto la fortuna di prendere lezioni da lui alcuni miei amici: Sandro Frau di San Vito nello stesso periodo e appena dopo Salvatore Trebini e Carmelo Airi di Villaputzu. Gli facevano visita molti suonatori del Sarrabus come Giovannino Secci, Benigno Sestu e Benigno Lai, Mario Cancedda, Gianfranco Mascia, Ennio e Gianfranco Meloni, Tito Farci, Antonio Trebini; altri del Campidano come Roberto Corona, Orlando Mascia, Sergio Lecis, Ivano Cherchi del Sulcis e tanti altri appassionati. Il destino, ha voluto che, colpito da ennesimo infarto morisse nel Giugno del 1992 fra le nostre braccia nella sala prove della Pro Loco mentre suonavo un ballo per il gruppo del mio paese. Sentiamo molto la sua mancanza: è stato senza dubbio una pietra miliare della cultura tradizionale Sanvitese.
(Articolo tratto da "Cuntzertus" vol. 1) scritto da Rocco Melis